MONTI LEPINI

151 km: Tuscolana – Artena – Segni – Carpineto Romano – Roccagorga – Sezze – Norma – Cori – Segni – svincolo Colleferro

monti lepini

monti lepini

Per chi parte da Roma, è semplice lasciare la città dalla Tuscolana e proseguire dritto dopo Frascati verso i castelli romani, già di per se piacevoli, per poi deviare a sinistra verso Artena sulla SP 600 e infine Colleferro. Da qui inizia la salita verso Segni, punto dal quale inizia un vero e proprio periplo di questa formazione montuosa, con ritorno a Segni dal versante ovest. E’ un bel viaggio tra i boschi di Carpineto Romano e paesini che si guardano da cocuzzoli l’uno di fronte all’altro. Molto bella Norma, da raggiungere scalando impegnativi tornanti e che ha una posizione dominante sulla pianura Pontina. Cori si distingue per le sue caratteristiche mura e altre opere architettoniche di valore storico. E’ un tour adatto a chi vuole passare mezza giornata in moto quasi senza sosta.

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BARBAGIA DI SEULO – GENNARGENTU OGLIASTRINO

254 km: Perdasdefogu – Esterzili – Sadali – Taquisara – Stazione Villagrande – Talana – Urzulei – Baunei – Arzana – Gairo Sant’Elena – Ulassai

barbagia di seulo – gennargentu ogliastrino

barbagia di seulo - gennargentu

Bello andare a perdersi nelle viscere profonde della Sardegna sud-orientale, alla scoperta delle località più recondite. Diciamo che si parte da Perdasdefogu, visto che è il punto più a sud, e si va a inforcare la SP. 53 in direzione di Esterzili. La strada si snoda lungo un crinale sulla linea degli 800 mt., ma per farla più interessante dopo un po si devia su una stradina sulla destra che raggiunge i quasi 1200 mt. del Monte Santa Vittoria, una delle punte più alte di tutto il sud; la vista infatti è magnifica e se la giornata è tersa sembrerà di abbracciare con lo sguardo mezza isola!

Superata Esterzili si va giù a capofitto fino a un ponticello, e poi si sale per una serie di robusti e godibilissimi tornanti tutti da guidare fino ad immettersi sulla SS.198. Siete già nella Barbagia di Seulo, in direzione di Sadali, attraversando più volte la ferrovia a scartamento ridotto e ancora più ridotta manutenzione che interseca continuamente la statale. Addentrandosi nella boscaglia si attraversano gli sperduti Seui, Ussassai e Taquisara, ma poi, anziché proseguire e sfociare in Ogliastra,  si devia verso nord e si sale nel deserto più assoluto verso pascoli in altura, dove nonostante le decine e decine di mandrie allo stato brado si fa fatica a vedere un cristiano.

Si staglia, dunque, erta e levigata, la roccia di Perda Liana, che non smetterà mai di sorvegliarvi mentre le girate attorno con un po di inspiegabile disagio, tanto pare aliena per quanto appare levigata e tetragona. I pascoli continuano e il paesaggio rimane desolato fino ad arrivare a un piccolo ponte, dove finalmente spunta la stazione ferroviaria (abbandonata?) di Villagrande Strisaili; a quel punto non si può non passare dall’omonimo paese, e si approfitta per percorrere un tratto del vecchio tracciato della SS. 389. Quindi si devia sulla destra e si prende si una ignota stradina che porta a Talana; la sensazione di smarrimento aumenta e solo le cime – biancastre d’inverno – del Gennargentu che si intravedono guardando a est, continuano a funzionare come unico riferimento. Poi, alla fine dell’ultima salita, si valica, e all’improvviso lo spettacolo è fantastico: la vista è aperta su tutta la vallata sottostante fino ad Arbatax, a oltre 30 chilometri in linea d’aria. E’ una immensa conca racchiusa dalle alture ove è dolcemente adagiata l’inconfondibile Baunei, con il Monte Mudugna che incrocia con la sua prua in mezzo alla valle. Dopo le foto di prammatica, si va giù a picco nei tornanti a cercare Talana nelle pieghe della montagna, e poi ancora più giù verso Urzulei, letteralmente nascosta nell’ansa più recondita della valle. Dopo un robusto piatto di culurgiones, si raggiunge la mitica SS. 125 e si torna verso sud, oltrepassando Baunei; poi a Tortolì si devia nuovamente verso l’interno, sulla SP. 27, in direzione di Arzana, e poi si torna sulla SS. 198, attraversando boschi lussureggianti fino a Gairo. Da qui si raggiunge Ulassai, sul versante opposto della valle, e quindi il bivio con la SP. 13, su cui si potranno percorrere gli ultimi 25 chilometri che mancano per tornare a Perdasdefogu.

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iglesiente

IGLESIENTE 240 km: Carbonia – Portoscuso – Buggerru – Portu Maga – Sant’Antonio di Santadi – Arbus – Fluminimaggiore – Iglesias – Terraseo – Carbonia

iglesiente

iglesiente

Un’immersione profonda nella Sardegna meno nota e mondana, ma forse per questo ancora più entusiasmante,  aspra e selvaggia com’è. Le irraggiungibili coste, sferzate da un implacabile maestrale, e le vestigia delle vecchie miniere, rimaste come cicatrici profonde di un laborioso passato, si alternano e caratterizzano questo tour, che comincia proprio a Carbonia, centro attorno a cui si svilupparono – e per qualche tempo prosperarono – le attività minerarie. Si raggiunge Portoscuso, attorniato da industrie decadenti tanto nelle strutture quanto negli affari, e si fa una visitina di prammatica al porticciolo prima di proseguire sulle strade più vicine alla costa, passando anche da Gonnesa. I segni del maestrale che arriva impetuoso dal mare non tardano a manifestarsi, basta guardare i pochi alberi lungo la strada con il tronco e la chioma incredibilmente ricurvi quasi fino a terra! Ci si immette dunque sulla SP. 83 per risalire lungo tutto il sud-est dell’isola. Il primo tratto è particolarmente bello ma anche impegnativo; le coste rocciose e inespugnabili sono un immenso monumento, a tratti impreziosito da grandi scogli sferzati da vento e onde; ma se la giornata è soleggiata e il vento é calmo, il mare si tinge di un blu profondo e abbacinante.

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Costa Iglesiente

La strada, però, richiede molta attenzione, perché è poco larga e  – manco a dirlo – si snoda in una miriade di curve strettissime che seguono il profilo frastagliato della costa. Per fortuna ci sono frequenti piazzole che si affacciano sul mare, dove ci si ferma per le immancabili foto. Superata Nebida, abbarbicata su un costone roccioso, si arriva Masua, uno dei punti più caratteristici dell’ Iglesiente, sede di un centro minerario abbandonato ma soprattutto del singolarissimo Porto Flavia, un vero e proprio boccaporto scavato nella roccia in collegamento con la miniera, da cui venivano caricati sui battelli le materie prime estratte. Esattamente di fronte, il più alto faraglione d’Europa, malamente detto Pan di Zucchero.

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Pan di Zucchero al largo di Porto Flavia

Ripresa la SP. 33, ci si allontana dalla costa con qualche ruvido tornante in salita, e si entra in una bella vallata dove si può accelerare un po. Proseguendo ancora si incrocia la stradina che porta a Cala Domestica, da visitare assolutamente.

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Cala Domestica e Cala Lunga

Due calette profondamente incastonate nella roccia alta e ispida e un mare di consueta bellezza, talmente limpido e brillante che non vedi l’ora di farci un tuffo che ti ristori dalla stanchezza.

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Sullo spuntone più esterno, una torre di guardia è li forse dall’eternità, e sorveglia immota tutta la costa iglesiente, di fronte a un mare di un blu cosi incredibilmente  bello che dovrebbero inventargli un nome apposta (che so, blu iglesiente, o blu perfetto anche).

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Torre di Cala Domestica

Poi si riprende la strada, che risale sulla cresta rocciosa allontanandosi un po dal mare, fino a Buggerru, porticciolo ignoto e nascosto in un angoletto tra le falesie calcaree. Si lascia il porto e dopo si corre spediti sulla fettuccia lunga e dritta che arriva a Portixeddu, posto ideale per una sosta soprattutto se ci si siede a gustare le prelibatezze del ristorante di tzia Maria. Poi si torna indietro e si devia verso l’interno fino ad incrociare la SS. 126, che al ritorno porterà ad Iglesias. Adesso, però, si sale con decisione sulle alture iglesienti per circa 20 chilometri, e qui gli smanettoni avranno pane per i loro denti: una interminabile serie di curve a esse si snodano una dietro l’altra fino ad ubriacarsi. A quota 700 mt. ci si calma, perché le curve si diradano, e gli oliveti e i pascoli inducono alla tranquillità. All’incrocio con la SP. 66, si cambia direzione e ci si avventura nuovamente verso il mare, discendendo tornanti esposti al vento che, dopo Ingurtosu, antico villaggio minerario, sfociano in una strada sterrata bella larga. La sabbia comincia a diventare l’elemento predominante (anche sulla strada!) ed è il preludio della incredibile spiaggia di Piscinas, le cui enormi dune sabbiose sono una vera leggenda: un pezzo di Kalahari trasferito in Sardegna.

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Piscinas

Ma la giostra non è finita; in estate, dopo il bagno di prammatica, (e con una moto enduro) si riprende imperterriti la marcia sulla SP.4 e si affronta con  un sorriso largo fino alle orecchie il guado sul Rio Piscinas e poi un’altro meno impegnativo, fino a quando, dopo un po, la strada si riveste di asfalto.

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Di nuovo un bel percorso lungo la costa fino a Portu Maga e poi, dopo Marina di Gutturru, all’incrocio, per i più sarebbe ora di cambiare direzione e tornare verso sud. Ma chi non è dei più come potrebbe non allungarsi ancora fino alla evocativa Torre dei Corsari? E poi visto che ci siamo, ancora un po di kilometri si arriva e ai confini dell’oristanese, appena fuori dall’abitato di Sant’Antonio di Santadi, togliendosi la curiosità di dare un’occhiata veloce allo stagno di Oristano.

Non fatevi tentare dal proseguire sulla SP. 65 per tornare verso sud. Meglio ripercorre la SP.4 fino al bivio precedente, e quindi risalire verso Montevecchio. Solita stradina interna stretta e attorcigliata, ma quello che si impone all’occhio è la formazione montuosa che si staglia sul lato sinistro, dominata da un’unica vetta il Monte Arcuentu, un vero e proprio Tacco d’Ogliastra che chissà come è finito alla deriva quaggiù a sud-est. E’ un vero Re, sta fermo li a imperare incontrastato sulla valle e vi osserva attentamente mentre attraversate il suo territorio; e come ogni re ha i suoi cortigiani a fianco, una catena di cime aguzze e storte come vecchi livorosi che confabulano tra loro.

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Monte Arcuentu

Dai boschi di Montevecchio si sale proseguendo sulla SP.4 girando intorno a Punta S’Accorradroxiu verso Arbus. Ad un certo punto avrete sulla sinistra la visuale aperta su tutto il Campidano del Morreale. Se la giornata è tersa lo spettacolo è impressionante, vi sembrerà di abbracciare con lo sguardo mezza Sardegna meridionale, racchiusa tra i monti dell’Iglesiente da un lato e le alture della Marmilla e della Trexenta dall’altro, con incluso un molesto parco eolico; peccato che non ci sia posto per fermarsi. Dopo Arbus si prende la SS.126 e si ritorna sui propri passi, ripercorrendo l’altopiano che porta a Gennamari, e poi giù a precipizio per i curvoni che scendono verso Fluminimaggiore, da guidare in modo altrettanto entusiasmante della salita. Dopo Flumini ci si infila nuovamente nelle gole ubertose dei fondovalle iglesienti. Si continua, per un’infinità di tempo e di curve, durante cui si ripensa la propria esistenza e si spera che ci sia una via d’uscita dalla foresta (ma non c’è alternativa, per lo meno su asfalto), osservando di tanto in tanto apparire le vestigia in rovina dei vecchi impianti minerari nascosti tra i boschi. Infine si esce dai cunicoli a riveder le stelle sotto il cielo di Iglesias. Ma non finisce qui, c’è ne ancora per chi non s’accontenta. Trasferendosi velocemente sulla SP.85 si prosegue inerpicandosi su splendidi tornanti; in cima al Monte San Miai lo spettacolo è fantastico: Iglesias, Carbonia e tutta la pianura sulcitana sono giù ai vostri occhi e a quelli di inconsapevoli bovini al pascolo brado, perlatro privi di qualsivoglia cognizione di comportamento stradale… Si valica e si scende, dunque, lasciando Terraseo e le alture. A questo punto Carbonia è vicina, e ripensandoci vi renderete conto di aver chiuso uno dei più avvincenti e variegati tour sardi.

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INSIDE SARDEGNA

DA SUD A NORD

307 km: Cagliari – Senorbì – Isili – Aritzo – Desulo – Fonni – Mamoiada – Nuoro – Orune – Bitti – Buddusò – Alà dei Sardi – Monti – Telti – Olbia 

da sud a nord

Dopo aver soggiornato a Cagliari per un pò e dovendo lasciare la Sardegna, non va persa l’occasione di attraversarla tutta per intero, più all’interno e lontano dal mare che si può, immergendosi nelle praterie verdi del Campidano, poi girovagando tra gli angoli di foreste misteriose e calanchi deserti fino a raggiungere Olbia e il suo ineludibile porto.

Dunque via da Cagliari e rotta decisa verso Nord, arrivando subito a Dolianova, per poi andare su a Sant’Andrea Frius, così tanto per movimentare un pò il percorso, e quindi raggiungere Senorbì, dove ci si immette sulla mitica SS. 128. Si corre dunque verso Isili e la 128 comincia a dare il meglio di sé: curvoni veloci e curve a gomito si alternano, guidare è davvero divertente.

Si continua e si supera Laconi, ed è qui che le cose si fanno serie, perchè salendo e addentrandosi in Barbagia verso Aritzo e Belvì, cresce una sensazione di smarrimento, e si prosegue con prudenza (una alternativa da veri street fighter a questa parte del percorso, è quella, da Sant’Andrea Frius, di continuare verso San Nicolò Gerrei e Ballao, evitando le mucche che passeggiano lungo la SS. 387, poi raggiungere Escalaplano e da qui dirigersi verso Esterzili, ammirare un pò tutta la Sardegna meridionale dal Monte Santa Vittoria, e poi passeggiare godendosi il fresco di Sadali e di Seulo; infine una robusta arrampicata tra i tornanti di Gadoni superata la quale si arriva ad Aritzo. Un tratto molto stancante ma epico!).

Monte Santa Vittoria

Ormai dispersi nell’ignoto, non si può che andare avanti, ci si inerpica verso Desulo e si arriva al sospirato passo di Tascusì, superato il quale si intuisce di essere a metà del viaggio, al centro dell’Isola. Osservando il massiccio del Gennargentu, li sulla destra, tetragono, si prosegue verso Fonni mantenendosi sui 1000 metri. Dubito che si possa fare d’inverno, e comunque bisogna fermarsi da qualche parte per recuperare energie con un generoso piatto di malloreddus.

Strada per Tascusì

Si scende dunque abbastanza rapidamente verso Mamoiada, e qui si compra un ultimo ricordo della Sardegna. A questo punto non può mancare una puntata verso Nuoro, icona sarda, percorrendo rigorosamente il bellissimo tracciato tortuoso della vecchia SS. 389. Nuoro, arroccata sui suoi trespoli, basta guardarla da lontano per capirla, quindi meglio proseguire sulla 389 fino a Orune, prendendola alla larga e lasciandosela in basso sulla destra, e andare quindi a Bitti, pennellando una curva dietro l’altra tra sugheri e olivi.

SS. 389

Anche Bitti la si lascia dormire nel suo canalone e, ormai rapiti dalla 389, forse la più bella strada sarda, si va verso Buddusò, correndo su un bell’altopiano pieno di sughereti, quindi si prosegue fino ad Alà dei Sardi, e perché no anche fino a Monti. La 389 si esaurisce e l’aria cambia, non ha più quel sapore antico e solitario della Barbagia, è più calda e contaminata. Non c’è più molto tempo, il giorno sta per finire e le ombre si allungano, ma in un ultimo anelito di libertà si evita la superstrada e si va verso Telti, e da li, mentre il traffico aumenta inesorabilmente, si raggiunge Olbia, che appare rumorosa e corrotta all’occhio di chi ha sfidato le viscere dell’Isola. Alla fine della corsa c’è il mare che aspetta, e li il traghetto che vi inghiottirà. Se non si resiste a questo rientro nella civiltà, si può fuggire verso Santa Teresa, magari addentrandosi nella Gallura, e se non altro per dire di aver raggiunto la capo Nord dell’Isola.

Una cavalcata leggendaria, da fare in un giorno, partendo presto la mattina, e così avere un motivo in più per portarsi la Sardegna nel cuore.

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sardegna ultimate tour maps (sardinia bikerfest)

ORIENTALE SARDA SS. 125

345 km: Palau – Arzachena – Olbia – Budoni – Siniscola – Orosei – Dorgali – Tortolì – Quirra – Muravera – Quartucciu

orientale sarda ss. 125

orientale sarda ss125

Non si può andare in Sardegna in moto senza percorrere, almeno per un tratto, questa iconica rotabile che marca per intero tutta l’area costiera orientale, da Palau fino quasi a Cagliari. E tuttavia non è per nulla una litoranea, salvo che per brevissime porzioni, anche a causa dell’andamento frastagliato e rupestre della costa est dell’isola. Il giro potrebbe includere, pertanto, numerose deviazioni e soste verso il mare, soprattutto in corrispondenza di località e spiagge notissime per la loro bellezza e anche per la mondanità. Partendo da Nord, infatti, la SS 125 si dirige verso Arzachena e poi Olbia, ma in realtà sono vicinissime le zone più belle della Gallura e della Costa Smeralda, come Palau, Baja Sardinia, Porto Cervo, Porto Rotondo e Golfo Aranci. Già superata Olbia si inizia a godere della bellezza mistica di Tavolara, che si staglia imperiosa dal mare, e si attraversano piccoli paesi zeppi di residence e villini che si spingono fino a spiagge che, insospettabilmente belle, si aprono tra le rocce. Così si prosegue fino a Siniscola, magari allungandosi prima a La Caletta o alla spiaggia di S’Ena e Sa Chitta. Poi, dopo Orosei, le cose cambiano: la strada comincia a inerpicarsi verso Dorgali (da dove si potrebbe raggiungere “a precipizio” Cala Gonone) e quindi a srotolarsi tra una serie di gustosissime curve, seguendo un crinale lungo e aguzzo a più di 900 mt. di quota. Ma la cosa più spettacolare è la vallata (naturalmente a strapiombo!) che si apre come un’enorme voragine e che separa la dorsale su cui corre la SS 125 da un’altra lunga cresta rocciosa, che sembra ergersi all’improvviso e che si affianca solenne, con i suoi picchi  che assumono sembianze di gigantesche cattedrali rocciose, e che nel punto più scosceso sormontano la Gola di Gorropu. Insomma non stupitevi se da qualche parte a un certo punto vedrete spuntare … uno Hobbit o un Gollum!!!

E’ proprio li che si raggiunge un valico e si cambia versante, aprendo la visuale verso il mare, ancora lontano. A questo punto si scende verso una vallata dove si trova Urzulei, per poi risalire nuovamente in quota per seguire un’altro bel crinale (tipiche della Sardegna centro-orientale queste catene ispide e rocciose che corrono in longitudine) con la sua brava strada tortuosa che domina la vallata sottostante fino a Baunei.

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Da qui si scende inesorabilmente in pianura fino a Tortolì (attaccata ad Arbatax), e il tracciato  diventa molto veloce. Superato Cardedu, la strada si incunea in uno stretto e lungo fondovalle, con un andamento più mosso e gradevole, incontrando Tertenia, Quirra e infine Muravera. Ed è a questo punto che la SS 125 riserva la sua ultima sorpresa, perché si infila dentro ai monti del Sarrabus e trova un tortuosissimo passaggio, con una infinita serpentina affiancata per quasi tutto il percorso dal Riu Sa Picocca, che scorre poco più in basso. Le formazioni di roccia rossastra che sovrastano il letto del fiume sono un vero spettacolo, da gustare prima di superare anche questa catena montuosa e arrivare in fondo all’agognata meta del Campidano cagliaritano, dove la SS. 125 si esaurisce avendo onorevolmente assolto al suo compito. Quest’ultimo tratto è una mezz’ora di guida divertentissima, che ognuno può interpretare come vuole (attenzione però, le curve sono veramente strette!).

Insomma l’Orientale Sarda è un percorso cult, che può essere utilizzato come vettore per un tour su più giorni, teso a scoprire le bellezze della parte est dell’isola, oppure per un’unica, robusta cavalcata per un memorabile giorno in moto. In ogni caso, assolutamente da non perdere il tratto Dorgali – Tortolì.

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GUTTURU MANNU – SULCIS

287 km: Cagliari – Capoterra – Is Pauceris – Santadi – Telulada – Chia – Is Solinas – Sant’Antioco – Carbonia – Narcao – Castello di Acquafredda – Macchiareddu

gutturru mannu – sulcis

gutturru mannu - sulcis

Estremamente impegnativo questo giro nel sud-ovest Sardegna, e proprio per preparasi a dovere nel corpo e nello spirito è bello iniziarlo da Cagliari, attraversando il pacioso Stagno di Cagliari, un grande specchio d’acqua a ridosso della città, separato dal mare da una esigua striscia di terra da cui inizia, dritta e promettente, la Sulcitana SS 195.

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Poi si devia verso Capoterra, per andare a imboccare la SP 1, e qui il gioco si fa serio, perché si tratta di percorrere una ventina di chilometri di strada sterrata, larga ma piuttosto accidentata, che si inerpica attraversando le alture boscose seguendo la gola dove scorrono alcuni corsi d’acqua (Mannu e Gutturru Mannu); e ovvio che qui è necessaria una moto da enduro. Da Pantaleo si torna sull’asfalto fino a Santadi, da dove si devia a sud verso Teulada. Qui si incrocia di nuovo la SS 195 che si imbocca in direzione di Cagliari, salendo di quota in un delirio di curve strette e tornanti che sembra non finiscano mai. Divertente, ma estremamente impegnativo, perché non ci si può distrarre dalla guida nemmeno un attimo, tant’è che alla fine si sente il bisogno di rallentare per tirare il fiato. Superata Domus De Maria si imbocca la SP 71 e, oltrepassata Chia, si percorrono una decina di chilometri di curve proprio a ridosso del mare, godendosi paesaggi davvero stupendi, con mare, spiagge, rocce, alberi e cielo come solo in Sardegna si riescono a vedere tutti insieme e così belli. Proseguendo si torna verso Teulada e ci si dirige rapidamente verso lo stagno di Santa Caterina, correndo su bretelle dritte e squadrate. Si attraversa, dunque, la porta di ingresso a Sant’Antioco: anche in questo caso la striscia di terra che separa il mare dalla laguna è striminzita, e la strada corre a pochi centimetri di altezza dal pelo dell’acqua. Dal porticciolo di Sant’Antioco si va verso quello di Calasetta (molto caratteristico), da cui si vede vicinissimo l’abitato di Carloforte, sulla dirimpettaia isola di San Pietro, e poi si inizia il rituale periplo dell’isola (o penisola che dir si voglia) sull’unica e stretta stradina, che all’inizio quasi sfiora il bordo di una rossa e selvaggia scogliera.

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Sant’Antioco. Sullo sfondo l’isola di San Pietro

Continuando si attraversano bei campi verdi, e quindi si devia verso Capo Sperone, dove finisce la strada e si può ammirare l’isolotto La Vacca e, in lontananza, l’inconfondibile profilo aguzzo di Capo Teulada.

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Capo Sperone

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spiaggia di Coequaddus

La bellissima spiaggia di Coequaddus è l’ideale per una sosta, per poi lasciare l’isola verso Tratalis e poi Nuxis, oppure andando a imboccare la SP 78 verso Predaxius. In ogni caso si finisce sulla SP 293, che si dipana in un fondovalle con un fantastico tratto di curve forsennate e da guidare con attenzione. All’improvviso si sfocia sulla SP 2, all’altezza del corrusco castello di Acquafredda che, minaccioso, sorveglia il passo dalla sua postazione. Si imbocca la SP 2, correndo verso Cagliari, ma volendo, c’è ancora tempo di una diversione per attraversare l’area di Macchiareddu, con le sue monumentali pale eoliche, e magari passare dalle saline Conti Vecchi, per poi ritrovare la Sulcitana dopo aver quasi “camminato sull’acqua” sulla solita lingua di terra che attraversa lo stagno.

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Stagno di Cagliari

Il tour è molto faticoso e richiede almeno una giornata intera, quindi in mancanza di tempo se ne potrebbe eliminare qualche tratto, come ad esempio il giro di Sant’Antioco, specie d’inverno, oppure quello sulla sterrata SP1, optando per seguire la Sulcitana fino a Teulada. Da non perdere, in ogni caso, il tratto costiero tra Chia e Teulada.

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IGLESIENTE

240 km: Carbonia – Portoscuso – Buggerru – Portu Maga – Sant’Antonio di Santadi – Arbus – Fluminimaggiore – Iglesias – Terraseo – Carbonia

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iglesiente

Un’immersione profonda nella Sardegna meno nota e mondana, ma forse per questo ancora più entusiasmante,  aspra e selvaggia com’è. Le irraggiungibili coste, sferzate da un implacabile maestrale, e le vestigia delle vecchie miniere, rimaste come cicatrici profonde di un laborioso passato, si alternano e caratterizzano questo tour, che comincia proprio a Carbonia, centro attorno a cui si svilupparono – e per qualche tempo prosperarono – le attività minerarie. Si raggiunge Portoscuso, attorniato da industrie decadenti tanto nelle strutture quanto negli affari, e si fa una visitina di prammatica al porticciolo prima di proseguire sulle strade più vicine alla costa, passando anche da Gonnesa. I segni del maestrale che arriva impetuoso dal mare non tardano a manifestarsi, basta guardare i pochi alberi lungo la strada con il tronco e la chioma incredibilmente ricurvi quasi fino a terra! Ci si immette dunque sulla SP. 83 per risalire lungo tutto il sud-est dell’isola. Il primo tratto è particolarmente bello ma anche impegnativo; le coste rocciose e inespugnabili sono un immenso monumento, a tratti impreziosito da grandi scogli sferzati da vento e onde; ma se la giornata è soleggiata e il vento é calmo, il mare si tinge di un blu profondo e abbacinante.

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Costa Iglesiente

La strada, però, richiede molta attenzione, perché è poco larga e  – manco a dirlo – si snoda in una miriade di curve strettissime che seguono il profilo frastagliato della costa. Per fortuna ci sono frequenti piazzole che si affacciano sul mare, dove ci si ferma per le immancabili foto. Superata Nebida, abbarbicata su un costone roccioso, si arriva Masua, uno dei punti più caratteristici dell’ Iglesiente, sede di un centro minerario abbandonato ma soprattutto del singolarissimo Porto Flavia, un vero e proprio boccaporto scavato nella roccia in collegamento con la miniera, da cui venivano caricati sui battelli le materie prime estratte. Esattamente di fronte, il più alto faraglione d’Europa, malamente detto Pan di Zucchero.

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Pan di Zucchero al largo di Porto Flavia

Ripresa la SP. 33, ci si allontana dalla costa con qualche ruvido tornante in salita, e si entra in una bella vallata dove si può accelerare un po. Proseguendo ancora si incrocia la stradina che porta a Cala Domestica, da visitare assolutamente.

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Cala Domestica e Cala Lunga

Due calette profondamente incastonate nella roccia alta e ispida e un mare di consueta bellezza, talmente limpido e brillante che non vedi l’ora di farci un tuffo che ti ristori dalla stanchezza.

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Sullo spuntone più esterno, una torre di guardia è li forse dall’eternità, e sorveglia immota tutta la costa iglesiente, di fronte a un mare di un blu cosi incredibilmente  bello che dovrebbero inventargli un nome apposta (che so, blu iglesiente, o blu perfetto anche).

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Torre di Cala Domestica

Poi si riprende la strada, che risale sulla cresta rocciosa allontanandosi un po dal mare, fino a Buggerru, porticciolo ignoto e nascosto in un angoletto tra le falesie calcaree. Si lascia il porto e dopo si corre spediti sulla fettuccia lunga e dritta che arriva a Portixeddu; un po prima, si devia verso l’interno fino ad incrociare la SS. 126, che al ritorno porterà ad Iglesias. Adesso, però, si sale con decisione sulle alture iglesienti per circa 20 chilometri, e qui gli smanettoni avranno pane per i loro denti: una interminabile serie di curve a esse si snodano una dietro l’altra fino ad ubriacarsi. A quota 700 mt. ci si calma, perché le curve si diradano, e gli oliveti e i pascoli inducono alla tranquillità. All’incrocio con la SP. 66, si cambia direzione e ci si avventura nuovamente verso il mare, discendendo tornanti esposti al vento che, dopo Ingurtosu, antico villaggio minerario, sfociano in una strada sterrata bella larga. La sabbia comincia a diventare l’elemento predominante (anche sulla strada!) ed è il preludio della incredibile spiaggia di Piscinas, le cui enormi dune sabbiose sono una vera leggenda: un pezzo di Kalahari trasferito in Sardegna.

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Piscinas

Ma la giostra non è finita; in estate, dopo il bagno di prammatica, (e con una moto enduro) si riprende imperterriti la marcia sulla SP.4 e si affronta con  un sorriso largo fino alle orecchie il guado sul Rio Piscinas e poi un’altro meno impegnativo, fino a quando, dopo un po, la strada si riveste di asfalto.

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Di nuovo un bel percorso lungo la costa fino a Portu Maga e poi, dopo Marina di Gutturru, all’incrocio, per i più sarebbe ora di cambiare direzione e tornare verso sud. Ma chi non è dei più come potrebbe non allungarsi ancora fino alla evocativa Torre dei Corsari? E poi visto che ci siamo, ancora un po di kilometri si arriva e ai confini dell’oristanese, appena fuori dall’abitato di Sant’Antonio di Santadi, togliendosi la curiosità di dare un’occhiata veloce allo stagno di Oristano.

Non fatevi tentare dal proseguire sulla SP. 65 per tornare verso sud. Meglio ripercorre la SP.4 fino al bivio precedente, e quindi risalire verso Montevecchio. Solita stradina interna stretta e attorcigliata, ma quello che si impone all’occhio è la formazione montuosa che si staglia sul lato sinistro, dominata da un’unica vetta il Monte Arcuentu, un vero e proprio Tacco d’Ogliastra che chissà come è finito alla deriva quaggiù a sud-est. E’ un vero Re, sta fermo li a imperare incontrastato sulla valle e vi osserva attentamente mentre attraversate il suo territorio; e come ogni re ha i suoi cortigiani a fianco, una catena di cime aguzze e storte come vecchi livorosi che confabulano tra loro.

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Monte Arcuentu

Dai boschi di Montevecchio si sale proseguendo sulla SP.4 girando intorno a Punta S’Accorradroxiu verso Arbus. Ad un certo punto avrete sulla sinistra la visuale aperta su tutto il Campidano del Morreale. Se la giornata è tersa lo spettacolo è impressionante, vi sembrerà di abbracciare con lo sguardo mezza Sardegna meridionale, racchiusa tra i monti dell’Iglesiente da un lato e le alture della Marmilla e della Trexenta dall’altro, con incluso un molesto parco eolico; peccato che non ci sia posto per fermarsi. Dopo Arbus si prende la SS.126 e si ritorna sui propri passi, ripercorrendo l’altopiano che porta a Gennamari, e poi giù a precipizio per i curvoni che scendono verso Fluminimaggiore, da guidare in modo altrettanto entusiasmante della salita. Dopo Flumini ci si infila nuovamente nelle gole ubertose dei fondovalle iglesienti. Si continua, per un’infinità di tempo e di curve, durante cui si ripensa la propria esistenza e si spera che ci sia una via d’uscita dalla foresta (ma non c’è alternativa, per lo meno su asfalto), osservando di tanto in tanto apparire le vestigia in rovina dei vecchi impianti minerari nascosti tra i boschi. Infine si esce dai cunicoli a riveder le stelle sotto il cielo di Iglesias. Ma non finisce qui, c’è ne ancora per chi non s’accontenta. Trasferendosi velocemente sulla SP.85 si prosegue inerpicandosi su splendidi tornanti; in cima al Monte San Miai lo spettacolo è fantastico: Iglesias, Carbonia e tutta la pianura sulcitana sono giù ai vostri occhi e a quelli di inconsapevoli bovini al pascolo brado, perlatro privi di qualsivoglia cognizione di comportamento stradale… Si valica e si scende, dunque, lasciando Terraseo e le alture. A questo punto Carbonia è vicina, e ripensandoci vi renderete conto di aver chiuso uno dei più avvincenti e variegati tour sardi.

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SULCIS – IGLESIENTE

230 km: Cagliari – Saline Conti Vecchi – Castello di Acquafredda – Rio Murtas – Terraseo – Iglesias – Fluminimaggiore – Sant’Antonio di Santadi – Guspini – Vallermosa

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Un giro nel sud-ovest della Sardegna. Da Cagliari si attraversa l’omonimo stagno e l’area di Macchiareddu, e si raggiunge sulla SP. 2 il Castello di Acquafredda, le cui rovine su un cocuzzolo quasi perfettamente conico sono un punto di riferimento inconfondibile visibile da tutta la valle dello Cixerri. Poi si imbocca la SS. 293 e inizia un florilegio di curve strette, divertentissime ma che non danno un attimo di tregua. Superata la diga di Bau Pressiu si gira a destra sulla SP. 78 e si prosegue verso Narcao, ammirando sullo sfondo a sinistra le cime rocciose del Monte Is Caravius. Si devia dunque decisamente verso Nord per raggiungere Terraseo, da dove si inizia a salire su una bella strada con panorami a 360° e bei tornanti. Quando si arriva in cima sulla cresta (a circa 500 mt.) la vista si apre all’improvviso sulla vallata sottostante consentendo allo stupefatto motociclista di scorgere Iglesias adagiata ai piedi dei monti dell’Iglesiente. Si scende a rottadicollo giù da tornanti ripidi e poi si raggiunge velocemente Iglesias, da dove inizia nuovamente la salita verso Fluminimaggiore sulla SS. 126. Molto bello questo tratto che attraversa colline boscose e umide, dove, tra l’altro è possibile vedere le sinistre rovine di alcuni stabilimenti minerari. Fluminimaggiore è in un tranquillo fondovalle, che si lascia per inerpicarsi su un costone pieno di curve fin quasi a Gennamari. Qui si corre su un gradevole altopiano con gli immancabili greggi di pecore e capre,  e poi si scende verso Arbus e si prosegue in direzione di Sant’ Antonio di Santadi, ormai sulle coste del golfo oristanese. Quindi si rientra a Guspini, dove la missione può dirsi conclusa, poiché il resto del tour consiste solo nel raggiungere la località di partenza.

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GERREI – TACCHI DI OGLIASTRA

216 km: Dolianova – San Nicolò Gerrei – Ballao – Escalapiano – Perdasdefogu – Ulassai – Ussassai – Seui – Sadali – Mandas – Senorbì – Sant’Andrea Frius – Serdiana

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Un bel giro interno che comprende due aree montane molto particolari. Partendo da Dolianova, dopo un lungo rettilineo ci si addentra nei Monti Gerrei, salendo rapidamente sino a circa 500 mt., quota che si mantiene fin quasi a San Nicolò Gerrei sulla strada di buon fondo e tante curve, attraversando queste alture disabitate e ricche di pascoli, con qualche mucca che vagola allo stato brado. Fra San Nicolò e Ballao si corre su un fondovalle, più bucolico e tranquillo, per poi di nuovo avventurarsi verso colline solitarie, in direzione Escalaplano e Perdasdefogu, mentre il paesaggio si fa brullo e desolato. Proseguendo si ricomincia a salire e si attraversa una vasta area caratterizzata da parchi eolici, con numerosissime ed enormi pale disseminate sulle dorsali. A circa 800 mt. si corre lungo la cima di un crinale esposto a forti venti, e poi, quasi d’improvviso, ci si trova di fronte ai torrioni rocciosi dei Tacchi d’Ogliastra, schierati fino in lontananza, solenni e imperiosi: spettacolo magnifico!

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Tacchi d’Ogliastra

In effetti ci si trova già in Ogliastra;  si supera Jerzu, senza entrarvi, e successivamente Ulassai e Osini, percorrendo un fianco della montagna da cui, a un certo punto, sul versante opposto della vallata si può osservare l’abitato di Gairo Sant’Elena e, immediatamente sotto, il vecchio paese abbandonato. Si prosegue virando decisamente verso la Barbagia di Seulo (località non toccata però dal giro) e il paesaggio comincia a cambiare, ci sono un pò di alberi che ammantano i fianchi delle vette rocciose. Man mano iniziano anche le curve, che si raffittiscono insieme ai boschi in un crescendo forsennato, da guidare sul serio tra Ussassai e Seui, e poi ancora fino a Sadali, dove magari si potrebbe riposare un pò. La strada è spesso affiancata (e anche attraversata) da una linea ferroviaria a scartamento ridotto del cosiddetto “trenino verde” – tratta Mandas – Arbatax – che, per la verità, ha un aspetto piuttosto abbandonato.

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La linea ferroviaria Seui – Villanova Tulo

Anche perché c’è da affrontare una tortuosissima discesa che porta a Villanova Tulo, che sovrasta con bel colpo d’occhio il lungo e stretto Lago del Flumendosa.

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Lago del Flumendosa; in fondo il ponte di Villanova Tulo

Poi ancora tra i campi verso Mandas, con la vista che si apre lontano verso il Campidano. Il ritorno in direzione sud diventa quindi veloce.

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Vista dalla SS 128 sugli abitati di Gergei e Escolca

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SARRABUS – GERREI

215 km: Poetto – Solanas – Castiadas – San Priamo – Quirra – Perdasdefogu – Goni – Sant’Andrea Frius – Monserrato

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Un bel tour della Sardegna sud-orientale tra mari e monti. Si parte dalla mitica spiaggia del Poetto, una ampia striscia di sabbia che separa le Saline di Quartu Sant’Elena dal mare. La litoranea SP. 17 diventa gustosa dopo Capitana, perché inizia a seguire da vicino l’andamento frastagliato della costa, spesso interrotto dalle immancabili, splendide spiagge. A Solanas si cambia e si imbocca la SP. 20, che si segue fino a San Priamo. Proprio quando deve attraversare le ultime propaggini dei monti del Sarrabus però, l’asfalto finisce, e bisogna fare circa 7 km. di sterrato piuttosto impegnativo per le molte curve, anche se la strada è molto larga. Naturalmente è necessaria una moto da enduro (anche stradale), ma è da qui che vale la pena di godersi la vista della vallata tra Sant’Elmo e Costa Rei. Interessante, a Castiadas, la Colonia Penale dismessa che si incontra proprio lungo la strada. Ci si dirige dunque molto rapidamente verso San Priamo, Muravera e Villaputzu percorrendo veloci rettilinei, e poi si corre ancora sulla SS. 125 che si distende su un bel fondovalle erboso. Un po prima di Tertenia si lascia la statale e si devia su una ex strada militare che conduce a Perdasdefogu; il fondo nel tratto iniziale non è gran che, ma poi migliora salendo di quota. Il tratto è comunque bellissimo, con curvoni veloci che si alternano a brevi rettilinei, spesso seguendo la linea di cresta, sicché si scorgono in lontananza i Tacchi d’Ogliastra verso nord, mentre a sud si staglia la sommità incredibilmente piatta del Salto di Quirra. Dopo Perdasdefogu ci si tuffa in un tripudio di curve per attraversare i Monti Gerrei; anche qui, in alcuni tratti la strada corre sulla linea di cresta, offrendo spettacolari paesaggi di tutta l’area circostante, dal Campidano fino al mare. Dopo Escalaplano si scende un pò, e poi si risale, passando da Goni, San Basilio e infine San Nicolò Gerrei, da dove poi si raggiunge Dolianova. Si conclude il giro sulla SS. 387, che scende dritta e veloce verso Cagliari.

E’ un bel tour mare-monti che, se non si voglia di fare il tratto sterrato, potrebbe essere fatto comunque scegliendo di arrivare a Muravera dalle strade litoranee; inoltre, i monti Gerrei sono percorribili in varie direzioni, con molte strade che collegano i paesi della zona. Io ho scelto un percorso più o meno funzionale a “chiudere” il giro proposto.

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SARDEGNA SUD-EST (SARRABUS)

272 km: Poetto – Solanas – Capo Carbonara – Sant’Elmo – Capo Ferrato – Olia Speciosa – Castiadas – Sant’Isidoro – Settefratelli – San Priamo – Muravera – Villasalto – Sant’Andrea Frius – Monserrato

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sardegna sud-est

Ecco un tour particolarmente variegato e avvincente, che vi porterà a conoscere ogni angolo del sud-est sardo, dalle spiagge più belle e famose alle valli nascoste del Gerrei. Non è mai banale iniziare il giro dalla mitica spiaggia del Poetto, per cominciare a scaldare la moto sul lungo rettilineo tra il mare e le saline di Quartu; i colori degli specchi d’acqua variano in maniera incredibile  per tono e intensità, spaziando dal marrone scuro al celeste brillante a seconda delle condizioni del tempo. Quindi si inizia veloci verso est, e dopo Capitana la strada si fa davvero litoranea, con belle curve che seguono il profilo frastagliato della costa. Si susseguono alcune spiagge con sabbia chiarissima (quella di Solanas è la più grande) che già invitano il viaggiatore a una sosta rinfrescante, e subito dopo Porto Sa Ruxi si raggiunge un punto di osservazione dove la vista si apre a una fantastica visione di tutta la costa sud-est, da Cagliari fino all’isola dei Cavoli. Si prosegue sulla strada punteggiata dalle solite spiagge bianche e si va spediti verso Villasimius, dove si devia verso Capo Carbonara, che merita un’esplorazione approfondita.

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spiaggia di Capo Carbonara

Tra le tante calette, raggiungibili anche attraverso brevi tratti sterrati, c’è anche la singolare spiaggia di Porto Giunco, una sottile lingua di sabbia che divide dal mare lo stagno di Notteri, facendo diventare quest’ultimo un’enorme piscina.

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Stagno di Notteri

Fatto il bagno e rimontati in sella si inizia ad andare verso nord sulla SP. 18, che si dipana su un costone roccioso con un belle curve. Poi si sceglie il percorso cercando di stare il più possibile vicini alla costa, ma il mare non è quasi mai in vista, poiché la zona è piena di villaggi e residence, tra i quali famosi quelli di Costa Rei. Continuando così si arriva a Capo Ferrato, che domina il tratto costiero con un bel panorama profondo.

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sulla SP. 97 che valica Capo Ferrato

Per scendere di nuovo in piano bisogna fare qualche chilometro di sterrato sulla SP. 97; niente di particolarmente impegnativo, ma è opportuno andarci con una moto da enduro. Quindi si raggiunge lo snodo di San Priamo, dove si imbocca la SP. 20 e, attraversando le campagne, si va in direzione di Olia Speciosa e poi Castiadas. Qui si passa davanti alla ex colonia penale che ha un aspetto piuttosto spettrale, e poi si ricomincia a salire verso le alture boscose; la strada ad un certo punto (e all’improvviso, come è abbastanza normale in Sardegna) diventa sterrata per una decina di kilometri, qui imponendo l’uso di una enduro. E’ un tratto molto bello, con una carreggiata larga, ma solcata da ampi canali soprattutto d’inverno; quando la vista è aperta, si gode della panorama sul tutta la costa sud-est. Sempre improvvisamente la strada ridiventa asfaltata, ma conviene, per questo giro, imboccare subito la variante SS.125, per trasferirsi rapidamente verso Sant’Isidoro. Proseguendo si incrocia la vecchia SS.125 e si cambia ancora una volta direzione tornando verso nord; il tracciato è fantastico per la guida, la strada sale tra curve strettissime fino alla contrada Settefratelli, dove c’è anche la deviazione per l’isolatissimo paese di Burcei, e poi scende tra i canaloni che attraversano le foreste demaniali dei Settefratelli, affiancandosi al lento scorrere del Rio Sa Picocca. Ad un certo punto, strada e fiume sembrano un unicum che si snoda tra rocce rossastre e un’infinità di curve dove è raro incontrare altri viaggiatori. Alla fine c’è bisogno di riposare, perché la guida è tanto divertente quanto impegnativa. Si cambia nuovamente scenario, dal solito San Priamo la SS. 125 diventa veloce fino a Muravera e San Vito, dove si imbocca un’altra celeberrima strada sarda, la SS. 387, e, per l’ennesima volta in questo portentoso tour, si cambia direzione. La strada è bella e larga, con curvoni veloci e gradevoli, e percorre una ampia vallata al cui fondo scorre il mitico Flumendosa. Per diversificare un pò, si devia verso Villasalto affrontando i tornanti della SP. 27 e proseguendo quindi sulle erbose alture San Nicolò Gerrei. Sospesi nel tempo, i paesini dei Monti Gerrei si godono il fresco tra pascoli zeppi di mandrie; l’enorme antenna telescopica ben visibile prima di Sant’ Andrea Frius stupisce per dimensioni e contrasto con l’ambiente circostante. A questo punto si scende repentinamente; nei giorni migliori si gusta un panorama talmente profondo da poter distinguere nettamente la Sella del Diavolo di Capo Sant’Elia. La SS. 387 comincia a digradare dolcemente tra i campi e, sempre più dritta e veloce,  vi ricondurrà alle porte di Cagliari. Che cavalcata!

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CENTRALE SARDA SS. 128

146 km: Monastir – Senorbì – Mandas – Meana Sardo – Sorgono – Gavoi – Orani

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Ecco un modo interessante per andare da Cagliari a Nuoro (o viceversa), attraversando l’isola in senso longitudinale ma esattamente al centro, lungo questa statale dal sapore antico. Che fosse una arteria principale di comunicazione lo si capisce dal fatto che incrocia molti piccoli e grandi paesi, congiungendosi alla più blasonata SS. 131 all’altezza di Monastir, a sud, e non lontano da Prato Sardo, a nord. Partendo da sud si viaggia piuttosto velocemente attraverso le grandi praterie della Trexenta e del Sarcidano (particolarmente lussureggianti in primavera). Proseguendo verso nord più i campi si stendono su dolci e digradanti colline, in un mare verde ondulato e tranquillo.

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Nuraghe di Isili

Volendo, con una moto da enduro, si possono fare diversioni sulle tante strade sterrate che collegano le frazioni. A Isili si è già a 500 mt. di quota e, dopo una ridiscesa in pianura a Nurallao, si ricomincia una bella salita tortuosa, passando da Laconi, Meana Sardo e Sorgono, praticamente nel baricentro esatto dell’isola.

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Lago Is Barrocus

Si prosegue tra gole strette e boscose, con curve sempre più fitte, fino ad arrivare, quasi allo sfinimento, al lago di Gusana, dove una tappa è d’obbligo, per riposare ammirando le paciose acque verdi. A questo punto si potrebbe approfittare per ascendere ai 1000 metri di Fonni, davvero vicina. In ogni caso, dopo aver costeggiato il lago, ci si dirige verso Gavoi, ormai già in Barbagia, e quindi si inizia gradualmente a scendere in direzione di Sarule e Orani. La strada è tutta molto bella, ed è giusto percorrerla fino in fondo, quando si esaurisce all’intersezione con la SS. 129, ormai alle porte di Nuoro.

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SARDEGNA CENTRO – SUD

235 km: Monastir – Suelli – Villanovatulo – Gesturi – Laconi – Ales – Guspini – Villasor

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Se volete passare una mattina di primavera a fare un giro rilassante in mezzo a paciose praterie verdi questo è il tour che fa per voi. Un anello quasi perfetto a cavallo tra il Campidano, inteso nella sua più ampia accezione, e la vasta area collinare suddivisa tra alcune delle storiche partizioni sarde, come la Trexenta, il Sarcidano, la Marmilla e altre. Cominciando dalla classicissima SS. 128, superato Senorbì si devia verso Surgius Donigala, risalendo le quote già apprezzabili del Sarcidano, tra pascoli, greggi e campi. In alternativa si potrebbe proseguire sulla più consueta 128 fino a Isili, ma una diversione nelle zone premontane rende il tour più vario e divertente. Quindi si scende nella valle del Flumendosa e si risale verso Villanovatulo, da cui poi si attraversa una bella zona boscosa, e si cambia nuovamente direzione per ricongiungersi alla SS. 128. A questo punto è giusto caratterizzare il giro con una meta insolita: la Giara di Gesturi, che è un singolare altopiano con una sommità letteralmente spianata  a quasi 500 mt. di altezza, ricoperto di una fitto sughereto e attraversato da una reticolo di strade sterrate (non tutte in buone condizioni: vale la pena farci un giro ma è necessaria una moto da enduro) con una serie di laghetti bassi, in cui è possibile vedere brucare e bere insieme una razza particolare di cavallino sardo che, appunto, è presente solo sulla Giara.

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Giara di Gesturi

Non sempre gli sterrati della Giara sono interamente percorribili, quindi consiglio di riprendere il tour tornando indietro e dirigendosi verso Laconi, anche per avere modo di imboccare la SS 492 sin dalla sua estremità orientale, e percorrerla tutta fino a Uras, godendone le tante curve che si snodano attraverso un sistema collinare. Da qui in poi si tratta di percorrere rapidi rettilinei che corrono attraverso i campi, chiudendo infine l’anello alle porte di Monastir.

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SARDEGNA CENTRO – SUD 2

201 km: Uras – Ales – Samugheo – Atzara – Aritzo – Sadali – Orroli – Siurgus Donigala – Sant’Andrea Frius – Monastir

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NORD-EST – LA MADDALENA

245 km (più traghetto): Capo Comino – Posada – Budoni – San Teodoro – Cala Brandinchi – Obia – Golfo Aranci – Porto Rotondo – Capriccioli – Porto Cervo – Cannigione – Palau – La Maddalena – Cala Francese – Cala Trinità – Porto Massimo – Testa di Polpo – Cala Garibaldi – Spiaggia i due Mari – Punta Rossa – Centro Velico – Porto di Stagnali – La Maddalena

nord-est – la maddalena

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Non basta un giorno per i quasi 250 km. di questo giro, dal punto più a Est della Sardegna alla latitudine più settentrionale dell’ arcipelago della Maddalena, dedicato alle spiagge più fascinose dell’isola, ma anche d’Italia e probabilmente d’Europa, vista la concentrazione, in un tratto non così esteso, di scenari, acque, spiagge, rocce e riflessi d’azzurro e di verde come un nessun altro luogo. Considerato che sono tanti i punti che meritano una visita e un tuffo in acque cristalline, e che conviene dedicare un giorno intero alle meraviglie dell’arcipelago, il viaggio va diviso in almeno due giornate, dopo le quali sarà difficile rimanere ancora stupefatti di fronte a qualunque altro paesaggio marino. Si parte da Capo Comino e si va a Posada, a Budoni, e poi Cala Brandichi, tra le più belle, con Tavolara che si staglia sullo sfondo, diversa, più alta, più scura e corrusca di tutto il resto, con un ciuffo di nuvole bianche ben pettinante da un lato che la fanno sembrare ancora più aliena.

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Cala Brandinchi

Guardatela bene quella strana nave-astronave alla fonda li davanti, perché magari domani non ci sarà più, sarà salpata verso altre galassie. Poi si va a Capriccioli piccola e aggraziata,  e quindi si prosegue verso Porto Cervo, per curiosare nel mondo dorato della Costa Smeralda, poi Poltu Quatu, Cannigione e ancora, prima di Palau, una visita di prammatica a Capo d’Orso e relativa roccia.

A Palau ci si imbarca per La Maddalena, e qui ci si trova di fronte alla Sardegna 4.0, un’intero arcipelago di una bellezza naturalistica sconvolgente. Tutte gli angoli dove si riesce ad arrivare (con moto rigorosamente enduro, perché i tratti sterrati sono molti e non tutti facili; una buona alternativa sono gli scooter a noleggio…..che si risollevano da terra molto facilmente….) valgono una visita.

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Testa di Polpo

Fantastiche le spiagge sull’isola Giardinelli (Testa di Polpo, dalla roccia omonima), e a Caprera quella dei Due Mari.

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spiaggia dei Due Mari

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porto di Caprera

Sull’isoletta di Garibaldi inoltre, tra i molti resti di installazioni militari della Marina, c’è anche un molo abbandonato, vero e proprio monumento archeo-industriale. Dal Mausoleo garibaldino, la vista sull’arcipelago e la prospiciente costa sarda è l’ottava meraviglia del mondo. Credetemi, vi rimarrà nel cuore.

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Arcipelago de La Maddalena

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OVEST  – EST (ALBA – TRAMONTO 1)

205 km: Cabras – Fordongianus – Ortueri – Sorgono – Tonara – Desulo – Fonni – Mamoiada – Orgosolo – Oliena – Dorgali – Cala Gonone

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est - ovest

Per i patiti del coast to coast, un percorso maschio e indimenticabile, attraversando il centro dell’isola – e le sue più iconiche catene montuose – dagli stagni pescosi e infestati di insetti di Cabras sino a un gentile villaggio marino, meta gradita e accogliente, dopo aver patito freddo e solitudine nelle pieghe buie e ostili del Gennargentu.

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EST – OVEST (ALBA TRAMONTO 2)

194 km: Arbatax – Villagrande Strisaili – Villanova Strisaili – Fonni – Tiana – Austis – Neoneli – Santu Lussurgiu – Cuglieri – Bosa

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est - ovest

Si parte presto, magari dopo aver osservato l’alba dalla spiaggia delle Rocce Rosse, e poi si sale con decisione verso le alture del Parco del Gennargentu, utilizzando il vecchio e impegnativo tracciato della SS. 389. Poi bisogna trovare la strada tra gli angoli remoti del centro della Sardegna e i suoi pochi paesi deserti. Raggiunta Neoneli si va giù attraversando la valle dove scorre il Tirso, e poi si prosegue verso Santu Lussurgiu e ci si appresta a valicare il Montiferru godendone l’ombra dei boschi di sughero. Infine da Cuglieri si raggiunge Bosa, ci si ferma al Ponte Vecchio per una foto di prammatica, e si va a cercare un punto dove guardare il tramonto.

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MONTIFERRU – ORISTANESE

182 km: Paulilatino – Santo Lussurgiu – Cuglieri – Tresnuraghes – Bosa – Suni – Sindia – Scanu di Montiferru – S’Archittu – Putzu Idu – S. Giovanni di Sinis – Oristano

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MARGHINE – GOCEANO

215 km: Macomer – Silanus – Bolotana – Illorai – Bono – Pattada – Nughedu San Nicolò – Foresta Burgos – Esporlatu – Bonorva

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SUPRAMONTE – GENNARGENTU

169 km: Nuoro – Oliena Orgosolo – Mamoiada – Fonni – Desulo – Tonara – Ovodda – Mamoiada – Nuoro

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BARBAGIA NUORESE

217 kmMonti – Buddusò – Lula – Lodè – Bitti – Orune – Mamoiada – Fonni

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PLANARGIA – MEILOGU

213 km: Macomer -Suni – Monteleone Rocca Doria – Alghero – Bosa – Ittiri – Thiesi 

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GALLURA

269 km: Olbia – Tempio Pausania – Castelsardo – Isola Rossa – Santa Teresa di Gallura – Tempio Pausania – Oschiri

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ANGLONA – NURRA – BARATZ

245 km: Sassari – Perfugas – Castelsardo – Porto Torres – Stintino – Argentiera – Capo Caccia – Alghero

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Senza meta

Cari amici motociclisti, apro questo blog per condividere con voi la passione per le moto,  l’istinto per il viaggio e il senso di libertà che è ad un tempo il risultato e l’origine di questa grande passione.

Quale migliore rappresentazione di tutto questo se non una bellissima cavalcatura (la mia…) e una altrettanto bella strada che si perde chissà dove e chissà per quanto, dando corpo a quello che ogni motociclista farebbe (o fa…) molto volentieri: partire, mettersi in viaggio, non importa verso dove ne perché, ma solo andare, senza meta appunto, certo che la strada lo porterà verso luoghi sconosciuti e meravigliosi. Estetica e stile di vita del biker.

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