DA SUD A NORD
307 km: Cagliari – Senorbì – Isili – Aritzo – Desulo – Fonni – Mamoiada – Nuoro – Orune – Bitti – Buddusò – Alà dei Sardi – Monti – Telti – Olbia

Dopo aver soggiornato a Cagliari per un pò e dovendo lasciare la Sardegna, non va persa l’occasione di attraversarla tutta per intero, più all’interno e lontano dal mare che si può, immergendosi nelle praterie verdi del Campidano, poi girovagando tra gli angoli di foreste misteriose e calanchi deserti fino a raggiungere Olbia e il suo ineludibile porto.
Dunque via da Cagliari e rotta decisa verso Nord, arrivando subito a Dolianova, per poi andare su a Sant’Andrea Frius, così tanto per movimentare un pò il percorso, e quindi raggiungere Senorbì, dove ci si immette sulla mitica SS. 128. Si corre dunque verso Isili e la 128 comincia a dare il meglio di sé: curvoni veloci e curve a gomito si alternano, guidare è davvero divertente.
Si continua e si supera Laconi, ed è qui che le cose si fanno serie, perchè salendo e addentrandosi in Barbagia verso Aritzo e Belvì, cresce una sensazione di smarrimento, e si prosegue con prudenza (una alternativa da veri street fighter a questa parte del percorso, è quella, da Sant’Andrea Frius, di continuare verso San Nicolò Gerrei e Ballao, evitando le mucche che passeggiano lungo la SS. 387, poi raggiungere Escalaplano e da qui dirigersi verso Esterzili, ammirare un pò tutta la Sardegna meridionale dal Monte Santa Vittoria, e poi passeggiare godendosi il fresco di Sadali e di Seulo; infine una robusta arrampicata tra i tornanti di Gadoni superata la quale si arriva ad Aritzo. Un tratto molto stancante ma epico!).

Ormai dispersi nell’ignoto, non si può che andare avanti, ci si inerpica verso Desulo e si arriva al sospirato passo di Tascusì, superato il quale si intuisce di essere a metà del viaggio, al centro dell’Isola. Osservando il massiccio del Gennargentu, li sulla destra, tetragono, si prosegue verso Fonni mantenendosi sui 1000 metri. Dubito che si possa fare d’inverno, e comunque bisogna fermarsi da qualche parte per recuperare energie con un generoso piatto di malloreddus.

Si scende dunque abbastanza rapidamente verso Mamoiada, e qui si compra un ultimo ricordo della Sardegna. A questo punto non può mancare una puntata verso Nuoro, icona sarda, percorrendo rigorosamente il bellissimo tracciato tortuoso della vecchia SS. 389. Nuoro, arroccata sui suoi trespoli, basta guardarla da lontano per capirla, quindi meglio proseguire sulla 389 fino a Orune, prendendola alla larga e lasciandosela in basso sulla destra, e andare quindi a Bitti, pennellando una curva dietro l’altra tra sugheri e olivi.

Anche Bitti la si lascia dormire nel suo canalone e, ormai rapiti dalla 389, forse la più bella strada sarda, si va verso Buddusò, correndo su un bell’altopiano pieno di sughereti, quindi si prosegue fino ad Alà dei Sardi, e perché no anche fino a Monti. La 389 si esaurisce e l’aria cambia, non ha più quel sapore antico e solitario della Barbagia, è più calda e contaminata. Non c’è più molto tempo, il giorno sta per finire e le ombre si allungano, ma in un ultimo anelito di libertà si evita la superstrada e si va verso Telti, e da li, mentre il traffico aumenta inesorabilmente, si raggiunge Olbia, che appare rumorosa e corrotta all’occhio di chi ha sfidato le viscere dell’Isola. Alla fine della corsa c’è il mare che aspetta, e li il traghetto che vi inghiottirà. Se non si resiste a questo rientro nella civiltà, si può fuggire verso Santa Teresa, magari addentrandosi nella Gallura, e se non altro per dire di aver raggiunto la capo Nord dell’Isola.

Una cavalcata leggendaria, da fare in un giorno, partendo presto la mattina, e così avere un motivo in più per portarsi la Sardegna nel cuore.
