relatività del(la) moto

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*DAL DIARIO DI LEI*

“Ieri sera l´ho trovato strano. Ci eravamo accordati di trovarci al bar. Ho pensato che sarei stata io ad arrivare un po´tardi, invece è arrivato lui più in ritardo, ma non ha voluto parlarne.
La conversazione non era vivace, allora gli ho proposto di andare in un posto più intimo per poter parlare meglio, e siamo andati in un ristorante.
Ma lui continuava a comportarsi in maniera strana… sembrava assente, vuoto. Io ho cominciato a pensare che fosse colpa mia, che non fossi in grado di capire che cosa avesse e cosa lo rendeva così cupo.
Gliel’ho chiesto, e lui mi ha risposto che non aveva niente a che vedere con me. Ma non ero convinta.
Ritornando a casa nostra, in macchina, gli ho detto che lo amo,  e che lui è tutto per me. Non mi ha nemmeno guardato, ha solo posato il suo braccio sulle mie spalle senza rispondere. Non mi ha detto che anche lui mi ama!

Come spiegare questo? Mio Dio, la disperazione ha cominciato a impadronirsi di me!

Quando siamo arrivati a casa, mi e’ venuto in mente che lui volesse lasciarmi. Volevo parlare, ma lui si è messo a guardare la TV con un viso inespressivo. La sua indifferenza mi è sembrata la conferma che tra noi tutto sia finito.
Ho deciso di andare a letto… e provare dormire. Forse con un pò di riposo la mia ansia si sarebbe sopita. Dopo dieci minuti però lui mi ha raggiunto, e io subito mi sono stretta a lui. Mi ha lasciata davvero sorpresa quando ha risposto ai miei baci e si è lasciato coinvolgere. Abbiamo fatto l´amore… ma senza che mutasse quella sua espressione assente sul viso … Non potevo più tollerarlo, avrei voluto parlarne immediatamente, ma lui si è addormentato subito, ed io… io sono rimasta attonita e smarrita, e mi sono messa a piangere tutta la notte, fino a crollare per la stanchezza  e l’avvilimento.
Non so cosa fare, sono sicura che lui si é innamorato di un’altra donna. La mia vita è un vero disastro…..”

*DAL DIARIO DI LUI*

“Sono preoccupato, la moto fa uno strano rumore in rilascio… non ho capito cosa sia. Mah… se non altro ieri sera almeno ho fatto sesso….”

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buona strada!

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Un amico mi ha mandato questa poesia, di cui non conosco l’autore. Mi piace e la pubblico volentieri.

Ho comprato La moto per un sogno personale… un giorno forse la venderò per un sogno in comune…

Ho conosciuto bikers che mi hanno insegnato qualcosa ed arricchito il mio spirito…

Ne ho conosciuti altri che sono stato contento di aver dimenticato…

Ho avuto freddo…

Ho avuto caldo…

Ho riso spesso dentro il casco…

Ho cantato ed urlato di gioia come un matto

Sì…qualche volta ho pianto…

Ho visto posti meravigliosi e vissuto esperienze indimenticabili….

Qualche volta ho perso il posteriore ed ho avuto paura…

Altre ho fatto curve da paura…

Mi sono fermato a guardare un panorama…

Ho salutato e parlato con perfetti sconosciuti…

Quando nella vita fanno fatica a farlo persone che vedi tutti i giorni…

Sono uscito con i demoni dentro…

E sono tornato a casa con la pace nel cuore…

Altre volte ho pensato che fosse pericoloso…

Tutte le volte che salgo in moto penso a quanto sia meraviglioso…

Ho smesso di continuare a parlare con chi non capisce…

E passo le ore a farlo con chi non servirebbe neanche parlare…

Ho speso soldi che non potevo con rinunce e sacrifici…

Ma tutte queste non valgono un solo attimo in cui sono in moto…

Non è un mezzo di trasporto né un pezzo di ferro…

E’ la parte mancante del mio animo e del mio spirito…

E a chi mi dice di smettere, di venderla, di crescere e di fare la persona seria…

Io non rispondo…

Ma semplicemente abbasso la visiera

E sorrido…

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italienish kaffee

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Già da un pò di tempo nelle strade, soprattutto cittadine, si possono osservare moto scoppiettanti con un aspetto decisamente retrò, vagamente rifinite come delle vecchie corsaiole – con esiti estetici a volte incerti e in alcuni casi discutibili – che spesso avanzano piuttosto affannosamente, nonostante il rumore furibondo che fuoriesce dagli scarichi. La moda imperante delle cafè racer ha fatto moltiplicare le officine, più o meno artigianali, dove vecchie moto vengono smontate, elaborate, preparate e customizzate all’insegna di canoni estetici e meccanici ormai consolidati secondo precisi standard.

C’è uno di questi preparatori ad Amburgo (D) – Kaffemaschine –   che spicca tra i tanti per la bellezza e l’accuratezza delle sue creazioni, sinora quasi tutte realizzate prendendo a base delle Moto Guzzi degli anni ’80. Queste ultime, peraltro, sembrano fatte apposta per la bisogna, grazie al telaio tubolare bene in vista e al monumentale motore bicilindrico, che è parte preponderante dell’estetica della moto (sotto questo punto di vista i motori in linea giapponesi sono effettivamente del tutto amorfi).

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Ed ecco dunque che le moto di Kaffemaschine hanno davvero tutti i requisiti giusti per soddisfare gli appetiti modaioli di chi voglia andare in moto si, ma con glamour. Dal grosso faro anteriore, ai semimanubri più o meno bassi, alla linea pulita e perfettamente orizzontale del doppio trave superiore del telaio, che traccia così la portante principale del design della moto; c’è poi la parte centrale, dominata dal bel motore bicilindrico a V di 90° frontemarcia, la cui simmetrica architettura è di per sé un capolavoro estetico, sormontato da un serbatoione in pieno stile seventies; i volumi si fermano qui, perché poi sella, codino e parafango posteriore sono minimal, rispettando così i sopradetti canoni estetici cafè racer.

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In particolare, sparisce tutto sotto alla sella, dove tradizionalmente le Guzzi montano batteria, air box (sostituito rigorosamente da cornetti di aspirazione) regolatore di tensione e altre parti meccaniche, chissà dove nascoste (o forse semplicemente tolte…), e fa un bell’effetto vedere lo spazio vuoto attraverso il triangolo disegnato dai tubi del telaio Tonti, che sulle Guzzi di serie è normalmente celato da fianchetti ed utilizzato, appunto, per stipare componentistica di vario genere.

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Inoltre, a rendere ancora più snelle e leggere le moto di Kaffemaschine, la parte posteriore del telaio, in origine destinata ad sorreggere lunghe selle biposto, viene qui accorciata (la regola cafè racer vuole che non si vada oltre il mozzo ruota posteriore) per accogliere selle rigorosamente monoposto (…come disse un amico, “le rompicoglioni a piedi!”) a volte integrate da codini ben armonizzati con il serbatoio. Per quanto riguarda gli scarichi, non c’è bisogno di ricorrere a chissà quali soluzioni, poiché i Lafranconi originali sono già abbastanza tuonanti, con un caratteristico timbro perfettamente adeguato allo stile ricercato; stesso discorso per i cerchi, tra i quali spiccano i bellissimi Borrani a raggi. Avendo visto le moto solo in foto, nulla posso dire sui vari gadget e componenti aggiunte e sostituite sulle moto, che comunque hanno una linea molto pulita ed equilibrata, con pochi cavi in vista, forme armoniose e, a dispetto della fama germanica, semplici ma belle livree cromatiche. Infine è da notare che i motori montati su queste moto, di cubatura intorno ai 1000 cc, consentivano alle versioni originarie già discrete prestazioni, ai tempi loro.

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Insomma belle moto, di gran moda e che magari vanno anche bene!

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il motore perfetto

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DUE è il numero perfetto in campo motociclistico: due ruote, due manubri, due ammortizzatori, due steli di forcella, due selle, spesso due scarichi e anche due borse, ma soprattutto due cilindri. E’ questo il più popolare e longevo schema costruttivo per motori da moto, relegato ormai il monocilindrico al settore specialistico del cross, e nonostante lo spadroneggiare dei plurifrazionati giapponesi sul mercato. Non è un caso che le case  motociclistiche più blasonate continuino ad attualizzare e persino a sviluppare ulteriormente motori bicilindrici che, in molti casi, altro non sono che il frutto di una progressiva e incessante evoluzione, che affonda le radici in modelli la cui idea originaria risale ad epoche comprese tra i cinquanta e i cento anni fa.

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E’ questo il caso di Harley-Davidson, ma anche di Indian, delle grandi europee BMW, Triumph e, naturalmente, Moto Guzzi, fino ad arrivare a Ducati. Le firme più classiche e rinomate del mondo a due ruote, infatti, non hanno mai smesso di associare il proprio brand ad una particolare architettura di motore bicilindrico, un originario normotipo che viene considerato ormai parte della tradizione e caratteristica identitaria dei rispettivi marchi: così è per il “V” di Harley, il boxer di BMW, il 90° frontemarcia di Guzzi e la “L” di Ducati.

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Sarà il fascino evocativo della tradizione motociclistica, peraltro spesso richiamata dalla moda cafè racer, sarà il borbottio rauco e a volte irregolare che appaga l’orecchio (i motori silenziosi non hanno lo stesso appeal…) sarà il pulsare ritmico delle vibrazioni provenienti dal motore, che tanto somigliano a un battito cardiaco, ma quello che è certo è che il popolo delle due ruote continua ad invocare lunga vita al bicilindrico.

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